Nel corso della Sua carriera Lei ha lavorato sia in Francia che in Cina per diversi anni. Ha mai notato differenze nella leadership al femminile in quei Paesi?

 

Generalmente in Cina c’è un profondo rispetto per la scala gerarchica, a prescindere dal genere della persona che occupa un ruolo superiore. Qui ho trovato alcune colleghe che rappresentano esempi davvero fulgidi da seguire per le nuove generazioni di donne lavoratrici che desiderano entrare nell’industria informatica e tecnologica. Dai nostri colleghi francesi possiamo invece imparare ad avere un atteggiamento più pragmatico nei confronti della carriera, il che nasce prevalentemente dal sostegno al lavoro femminile. Qui l’immagine delle donne che lavorano a tempo pieno viene data per scontata, contribuendo sicuramente alla parità dei diritti; da questo punto di vista la Francia è molto più avanti della Germania. Inoltre, nel mondo del lavoro francese, le madri lavoratrici non vengono guardate male. Ciò rende notevolmente più facile per le donne mantenere un equilibrio tra lavoro e vita familiare, almeno in termini di aspettative sociali.


In qualità di donna manager, si sente in dovere di essere un modello per i giovani talenti?

 

A mio parere, le doti di un manager forte risiedono nell’apertura mentale e nella disponibilità a considerare diversi punti di vista e quindi ad imparare dal suo team. Penso che il mentoring reciproco sia una delle esperienze più durature e arricchenti che un dirigente possa vivere. Sento di avere la responsabilità di sostenere le giovani donne con i miei consigli in qualità di coach, ma anch’io posso imparare da questo dialogo.

 

Imparare attraverso il dialogo - Sabine Scheunert

In che modo questo scambio reciproco può giovare ad entrambe le parti?

Di base è importante che entrambe le parti si sentano coinvolte attivamente nel rapporto. In questo ambito la tempistica svolge un ruolo importante e dovrebbe essere concordata chiaramente fin dal principio. Il dialogo aperto e la trasparenza sono l’ABC, ed è proprio qui che risiede il valore principale del processo. Bisogna condividere perfino i momenti difficili e i fallimenti, perché spesso si impara molto da queste situazioni. Nello specifico, il mentoring può assumere diverse forme, alcune piuttosto semplici come il “job shadowing”, ovvero l’osservazione in situazioni di lavoro. Ho sempre considerato gli incontri personali come esperienze particolarmente efficaci, ma si può riuscire bene ad avere un regolare scambio di idee anche tramite Skype o e-mail.

 

Come mentore, in che modo si prepara al primo incontro con la sua mentee?

 

In via preliminare, come preparazione, le chiedo di effettuare il test StrengthsFinder di Gallup. In seguito utilizzeremo i risultati per approfondire insieme i suoi punti di forza e scoprire come e dove poterli sfruttare al meglio in un contesto professionale.

 

Ma innanzi tutto, come si fa a trovare un mentore? Ha un consiglio da dare al riguardo?

 

Spesso nel proprio team o in azienda ci sono già persone con cui è possibile avviare un dialogo. Tuttavia i mentori si possono trovare anche online. Ad esempio mi piace molto LinkedIn, un network dove sono continuamente alla ricerca di personalità da cui poter imparare. Ma a prescindere dalla ricerca online od offline, il mio consiglio è semplicemente questo: farsi avanti e contattare le persone apertamente.

 

C’è qualcuno da cui pensa di poter imparare?

 

Daimler ha lanciato un programma di “reverse mentoring” nell’ambito dell’iniziativa culturale Leadership 2020, dove i nativi digitali, in qualità di mentori, condividono la loro esperienza sulle tendenze digitali con dirigenti senior esperti, i loro mentee. Il mio mentore, Patrick Klingler, è un vero esperto di intelligenza artificiale e insieme condividiamo la passione per le tecnologie e i metodi digitali.

 

Quali metodologie di lavoro sono importanti per Lei personalmente? Quali valori vorrebbe trasmettere ai suoi mentee e ai suoi dipendenti?

 

Mi sta particolarmente a cuore che la nostra cultura rimanga libera da paure e pregiudizi, e che questa mentalità venga messa attivamente in pratica a livello manageriale. Il mio team lo dimostra già offrendo ai nostri collaboratori la libertà di mettere in discussione le decisioni già prese, di fornire apertamente il proprio feedback e di segnalare le inefficienze. Ma c’è anche spazio per sbagliare in buona fede e imparare dagli errori, come pure per individuare problematiche personali, scambiarsi opinioni e sostenere le idee di altre persone.